Dici di essere Dio, che nei diari ti firmi come Nijinsky ma il tuo vero nome è Dio.
Scrivi frasi assolute e corte come la stringa di un folle, sode come la carne che non mangi.
Tu la carne in realtà la bevi, la muovi, la sfoggi. E non è virilità, dici: è sentimento. Chiami così tutti i tuoi eccessi, l’eccesso di seme, di fame, di naso, di amore, di soldi. A tuo dire, è tutta questione di avere i connotati di un mostro sentimentale, senza intelletto ma con tanta ragione. Se fossi qui con me, in questa città tremula come la febbre, non vorresti medicine né medici, e penseresti che è tutta colpa dell’uomo che non comprende Dio. Tu invece lo comprendi, perché ti chiami come lui e ti muovi da animale – la tua “grazia innaturale”.
Sono solo due giorni che convivo con tua moglie e con te, che sei marito e moglie insieme. Lei mi sembra fatta d’ombra, condannata a pazientare. Tu sei uno che ha vissuto con la croce del sublime. Nella tua unica vita, centinaia di vite. Nelle cento vite a te vicine, solo la tua. Sono grata di sognarti da lontano, di adorarti con un lungo cannocchiale.
(Questo post è comparso su Instagram il 31 marzo 2020)