Posizione o postura?

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Qualche tempo fa una persona mi ha chiesto se c’è una differenza tra la definizione di “postura” e quella di “posizione” nel mondo dello yoga. 

È una delle domande più sottili che io abbia ricevuto in questi anni di insegnamento, e lì per lì non ho saputo rispondere. Ho portato con me questo argomento durante le mie pratiche, l’ho tenuto presente ogni volta che ho pronunciato l’una o l’altra parola, e ora, a distanza di mesi, condivido una riflessione. 

Cominciamo dal sanscrito.

Asana”, il termine che usiamo per indicare le forme corporee della pratica yogica, è una parola che “tradurla è tradirla”, perché il suo significato etimologico è opposto a quello che le riferiamo correntemente. Questo ribaltamento prospettico nel passaggio dall’antico al moderno è davvero ricorrente nel contesto dello yoga. L’esempio classico è la definizione di “Hatha yoga“, che un tempo indicava lo yoga del corpo e della forza, e oggi, invece, definisce fra tutti gli stili quello meno intenso fisicamente. 

Mi sembra che la parola asana sia andata incontro a un destino simile. La sua origine è nella radice sanscrita “as”, che significa “stare seduti”, ma quando noi oggi parliamo di “asana” ci riferiamo alla molteplicità delle forme che il nostro corpo assume durante la pratica. La nostra intenzione è proprio rivolta a definire ciò che facciamo quando seduti e sedute non siamo

Una volta appurato questo tradimento preliminare, “postura” e “posizione” sembrerebbero traduzioni più o meno equivalenti: sono due parole che abbracciano qualsiasi tipo di atteggiamento corporeo, hanno il pregio di indicare tutto e il contrario di tutto, si adattano alle posizioni sedute e a quelle in piedi – insomma, aggirano la specificità del termine sanscrito e non creano imbarazzo a nessuno. 

Eppure resta interessante domandarsi cosa le distingua

Facendo qualche ricerca tra i dizionari e basandomi soprattutto sulla mia esperienza con il corpo, mi sono resa conto che una possibile differenza è il dato spaziale. Il concetto di “posizione” coinvolge l’orientamento, la collocazione rispetto ai punti cardinali, un’idea di spazialità che ci mostra di ciò che stiamo facendo la sua relazione con l’esterno

Il concetto di “postura“, invece, conserva un aspetto di maggior assolutezza e interiorità. La postura è un atteggiamento radicato nel corpo e nell’animo, è un modo di stare al cospetto di se stessi, delle proprie sensazioni e degli eventi della vita, più che di fronte ai punti cardinali e allo spazio circostante.

Ho la sensazione che la postura descriva una condizione sostanziale, scheletrica ed esistenziale, mentre la posizione una condizione transitoria, muscolare, “a minor densità”, direi, e a minor impatto

Una postura scorretta ci cambia le ossa e i pensieri, una posizione sbagliata ci fa venire il torcicollo. Una posizione si “prende” e si molla con agilità, una postura si “assume” progressivamente, e per sostituirla bisogna modificarsi nel profondo.

Il risultato di questa riflessione è che non so se gli asana siano più posizioni o più postureForse si potrebbe dire che a volte sono una cosa e a volte l’altra, a seconda del cammino che stiamo facendo o proponendo, a seconda della nostra relazione con lo spazio dentro e fuori il corpo, a seconda dell’invito.

Potremmo portare l’attenzione sull’essere posizione delle forme” ogni volta che ci collochiamo nel corpo rispetto all’ambiente, ogni volta che la ricerca si orienta verso l’esterno e si costruisce come esperienza del nostro disporci di fronte al mondo. Quando la pratica corporea tiene conto del sole, dell’andare e venire rispetto a un punto di riferimento lontano, quando l’attenzione è rivolta all’equilibrio e ai cardini che costituiscono il nostro “essere rispetto al mondo”, noi praticanti, forse, “ci posizioniamo”. 

Possiamo pensare alle “forme come posture” quando la sensazione interna genera una risposta nel corpo e lo conforma al sentire, quando il movimento diventa espressione di uno stato dell’animo, quando ci rappresentiamo attraverso l’atteggiamento del corpo. In altre parole, pratichiamo una postura ogni volta che prendiamo una forma esterna e la assumiamo, la facciamo nostra e la restituiamo dopo averla digerita e metabolizzata.

Spero che questa riflessione possa essere una valida “proposta di risposta” per la persona che mi ha fatto questa domanda, e anche una “proposta di riflessione” per chiunque, ogni giorno, mette forme nel corpo e il corpo in forme.

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